Diary abbraccia un arco temporale di dieci anni, dalla Guerra del Kippur del 1973, vissuta a Tel Aviv, al viaggio in Brasile del 1983. Ma ciò che interessa a Perlov non è tanto il concetto di tempo nell’ambito delle convenzioni umane quanto la percezione di un proprio tempo interiore che corrisponde fatalmente alla condizione di essere umano in continuo viaggio fisico e psicologico. Perlov riesce in Diary nel miracolo (in verità raro nella storia del cinema) di scrivere attraverso l’obiettivo. Il suo è uno sguardo pieno di dubbi, stupore e sensibilità che procede per annotazioni in un passaggio incessante tra passato, presente e futuro che stimola la produzione di memoria ma anche una “tragica” analisi di un presente che non va vissuto solo grazie ai grandi eventi della storia ma anche attraverso le esperienze dello sguardo, spesso connesse al privato, alla vita familiare.
Diary - capitoli I e II - proiezione
David Perlov nasce nel 1930 a Rio de Janeiro, Brasile. Negli anni cinquanta studia all’Ecole des Beaux Arts di Parigi e anche grazie a questa sua esperienza diviene assistente di Henri Langlois, direttore de La Cinemateque Française, e poi montatore per il maestro del cinema documentaristico Joris Ivens. Nel 1957 firma il suo primo film “Old Aunt China”; l’anno seguente decide di trasferirsi in Israele. Nel 1961 si stabilisce a Tel Aviv. Nel ‘63 gira una delle sue opere più significative: “In Jerusalem”, confermandosi come uno dei maggiori talenti mondiali in ambito documentaristico. Negli anni settanta fonda il “Film and Television Department at the Tel Aviv University”. Tra il 1973 e il 1983 gira “Diary”, Il suo capolavoro assoluto. Nel 1999 riceve il prestigioso “Israel Prize for Cinema”, che lo consacra come uno dei maggiori artisti della storia di Israele. Lungo tutta la sua carriera cinematografica e di docenza universitaria sviluppa parallelamente una ricerca nel campo fotografico che gli permette di alimentare la sua poetica visiva, basata sulla raffigurazione filosofica della quotidianità. Perlov fotografa in maniera costante i luoghi della sua giornata con cui compone un grande mosaico esistenziale basato sul racconto parallelo della vita dei suoi familiari e di anonimi cittadini di Tel Aviv e Parigi. È questo il modo più alto secondo Perlov di far emergere la singola epopea di ogni essere vivente, anche il più umile e appartato. David Perlov muore il 13 dicembre 2003.
Filmografia
1957 – Old Aunt China – 12 min. – doc. 1959 – Shoemakers’ Alley in Jaffa – 12 min.- doc. 1960 – Fishermen in Jaffa – 11 min. – doc. 1962 – In Thy Blood Live – 17 min. – doc. 1963 – In Jerusalem – 33 min. – doc. 1964 – Tel Katzir – 33 min. – doc. 1967 – Theater in Israel – 26 min. 1967 – The Pill – 90 min. – Fiction 1969 – 42:6 – 90 min. 1970 – Navy – 11 min. – doc. 1973 – Diary – 330 min. – doc. 1977 – Biba – 50 min. – doc. 1979 - Memories of the Eichmann Trial - 60 min. – doc 1981 – In Search of Ladino - 60 min. – doc. 1993 – Tel Katzir 93’ – 56 min. – doc. 1994 – Yavne Street – 25 min. – doc. 1995 – The Silver Platter – 26 min. – doc. 1996 – Meetings with Nathan Zach – 60 min. – doc. 2000 – Anemones – 17 min. 2001 – Revised Diary 1990 – 1999 – 180 min. – doc. 2003 – My Stills – 58 min. – doc. 2003 – From Now to Now – 98 min. – doc.
Dal 4 aprile al 25 maggio settima edizione di FotoGrafia-Festival Internazionale di Roma promosso dal Comune di Roma, prodotto da Zoneattive, con la direzione artistica di Marco Delogu.